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            Regista: 
            Claude Autant-Lara, Max Ophüls
              
            
            Attori: 
            Gérard Philipe, Micheline Presle, Simone Signoret, Serge Reggiani, Simone Simon, Daniel Gélin, Jean-Louis Barrault, Danielle Darrieux
              
           
            Genere: 
            Drammatico, Sentimentale, Classics
              
            
            Studio: 
            DNA/30 Holding
               
            
            Data di uscita: 
            1950
                
            
            Titolo originale: 
            Le diable au corps, 1947 + La Ronde
              
            
            Lingue: 
            Italiano, Francese
    		 
    		
    		Paese: 
            France
    		 
            
            Trama: 
            Due grandi classici del Cinema francese (che fecero scandalo), tratti da famosi romanzi ed interpretati da un cast d'attrici e attori assolutamente straordinari: Gérard Philipe, Micheline Presle, Simone Signoret, Serge Reggiani, Simone Simon, Daniel Gélin, Jean-Louis Barrault, Danielle Darrieux e, in un piccolissimo ruolo, anche Jacques Tati. 
  • IL DIAVOLO IN CORPO (Le diable au corps, 1947): Prima guerra mondiale. Mentre il marito sta combattendo al fronte, Marthe, infermiera in un'ospedale militare incontra e si innamora di François uno studente molto più giovane di lei. I due, sfidando tutte le convenzioni sociali diventano amanti. La loro unica preoccupazione è di essere felici e di vivere liberamente la loro passione. Poi un giorno Marthe si accorge di aspettare un bambino… Tratto dal romanzo omonimo di Raymond Radiguet, alla cui pubblicazione (nel 1923) infuriarono le polemiche. Polemiche che accompagnarono anche l'uscita del film, perché i due amanti protagonisti erano minorenni, dato che all'epoca lo si era sino ai ventuno anni. 
  • IL PIACERE E L’AMORE (La Ronde, 1950): Appassionati incontri amorosi senza domani, in una Vienna d'altri tempi. Dalla commedia “Girotondo” di Arthur Schnitzler, un film scintillante, messo in scena da un Max Ophüls in stato di grazia. Una riflessione sulla morte, il tempo e il cinema, con uno stile sontuoso che ha fatto scuola.
              
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